
La blockchain potrebbe essere il futuro del controllo igienico-sanitario degli alimenti?
- Posted by Matteo Milanesi
- On 26 Gennaio 2021
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Diversi i nomi che stanno sperimentando questa tecnologia in ambito agrifood. Da Carrefour a Walmart, come la blockchain potrebbe rivoluzionare il controllo della filiera.
Alzi la mano chi non ha mai sentito nominare Bitcoin, la criptovaluta più chiacchierata degli ultimi anni. Questa si basa sul sistema Blockchain, ideato da un gruppo di informatici rimasti nell’anonimato: nata per essere applicata in campo finanziario, con l’intento di eliminare l’intermediazione di banche e/o soggetti terzi nelle transazioni economiche, trova oggi grande interesse da parte del mondo agro-alimentare che sta sperimentando le sue potenzialità oltre il mondo della finanza.
La blockchain, nella sua accezione più pura, identifica un particolare tipo di tecnologia informatica basata su una catena (chain) composta da blocchi (block) non modificabili, legati tra loro in ordine cronologico di creazione e connessi tramite un sistema di crittografia. Idealmente ogni utente può modificare un blocco della catena, previa approvazione degli altri componenti della rete; una volta apportata la modifica, si crea un nuovo blocco contenente tutte le informazioni del precedente più le modifiche apportate.
Questo sistema nasce con l’intenzione di registrare il trasferimento di informazioni tra due soggetti in maniera sicura, inalterabile, permanente e verificabile; l’idea è quella di un archivio decentralizzato i cui dati contenuti non sono sotto il controllo di alcun ente o soggetto.
La prima e più conosciuta applicazione della tecnologia blockchain riguarda le criptovalute, ma recentemente questo sistema sta mostrando la sua utilità anche per l’industria agro-alimentare, sulla quale vogliamo concentrarci oggi.
Blockchain per il settore agrifood
La tecnologia blockchain nell’industria agro-alimentare consente di tracciare, dall’allevamento o dalla coltura, fino al consumatore finale, tutti i passaggi che il prodotto ha effettuato: ogni passaggio di mano, ogni trasporto, ogni procedimento di elaborazione del prodotto sono tracciati, è possibile per esempio venire a conoscenza della procedura utilizzata per la semina di una determinata coltura.
Nell’ultimo anno si è sentito spesso parlare del caso c.d. “prosciuttopoli”, trattasi del caso giudiziario relativo al prosciutto di Parma Dop e al prosciutto San Daniele Dop: da alcune indagini è emerso che questi venivano realizzati con carne di maiali non conformi ai disciplinari emanati dagli enti di certificazione. Non solo carne non conforme, ma anche con tempi di allevamento e caratteristiche che permettevano agli allevatori di abbattere i più elevati costi di produzione secondo i dettami; questo, per il consumatore finale, si traduce in un prodotto non conforme alla certificazione che lo caratterizza e ad un prezzo superiore rispetto alla reale qualità.
Citiamo questo caso perché può essere un ottimo esempio di come la tecnologia blockchain avrebbe potuto in questo caso intervenire a tutela del consumatore, ma facciamo prima un altro esempio.
IBM, colosso tecnologico dell’informatica, ha dato vita da alcuni anni alla blockchain IBM Food Trust una piattaforma aperta a disposizione di agricoltori, consumatori, produttori, operatori della logistica ecc. alla quale hanno scelto di aderire grandi nomi dell’industria alimentare quali Nestlè, Walmart e il Gruppo Carrefour.
Anche Carrefour Italia ha aderito all’iniziativa, scegliendo però un’altra piattaforma e sperimentando questa soluzione per il pollo venduto all’interno dei propri punti vendita. Ma in cosa consiste, in pratica, questo progetto? Ad ogni prodotto, in questo caso il pollo a marchio Carrefour, viene assegnato un codice QR univoco riportato sulla confezione che, scansionato con il proprio cellulare, permette di risalire a tutto il tragitto fatto dagli ingredienti dall’allevamento al bancone di vendita.
Medesima soluzione è stata adottata da una grande azienda italiana del frozen food, Bofrost, che ha scelto di applicare la tecnologia blockchain alla tracciatura – per ora – dei filetti di merluzzo e dei cuori di carciofi. Anche in questo caso, il consumatore scansionando il QR code sulla confezione, può accedere alla storia del prodotto che è sulla sua tavola.
Come abbiamo visto dagli esempi citati, il sistema blockchain non solo permette ai consumatori di avere trasparenza sul prodotto e sulla qualità dello stesso, ma permette al rivenditore finale e a tutti gli attori della filiera di assicurare il più alto rispetto degli standard di trasparenza e garanzia di qualità.
E per il futuro?
Come abbiamo visto il sistema blockchain, grazie alle sue caratteristiche, potrebbe essere una soluzione ideale per il settore agrifood in ragione di una sempre maggiore richiesta di trasparenza da parte dei consumatori che, stanchi e sfiduciati dalle numerose bufale, truffe e inganni sulla qualità e la provenienza dei prodotti sulla loro tavola, ma anche sempre più attenti, avrebbero in tasca uno strumento che gli consentirebbe di fare scelte consapevoli e in linea con i valori che cercano.
Allo stesso tempo, una tale trasparenza è un ottimo biglietto da visita per gli Operatori del Sistema Alimentare che potrebbero garantire e certificare la qualità, la provenienza e la cura che mettono nei loro prodotti, traendone un maggior valore non solo in termini di costumer care ma anche di sustainability mostrando come lo sfruttamento delle risorse a nostra disposizione avvenga nel massimo rispetto delle regole e delle pratiche per trarne il maggior beneficio collettivo.