Gli sbagli e la disarmonia sono i falsi nemici della creatività
- Posted by Matteo Milanesi
- On 27 Gennaio 2021
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I team di maggior successo commettono più errori, ovvero come il disequilibrio può diventare un fattore essenziale per far emergere le potenzialità creative del team.
Osservando storie di successo, possiamo notare come i team che commettono più errori ottengono anche i risultati migliori. A primo impatto può sembrare un’assurdità, ma indagando più a fondo emerge un dato interessante: i team più performanti non commettono più errori degli altri, sono dotati di una maggiore abilità e volontà di confrontarsi con i propri sbagli, esaminarli e farne tesoro per evitare di ripeterli.
Sembra facile a dirsi, vero? Ognuno di noi potrebbe controbattere che nella propria squadra si parla degli errori commessi, certo, ma in che modo? E’ un confronto costruttivo? Un esame obiettivo di ciò che ha funzionato e ciò che invece va rivisto? O è una mera ricerca di un colpevole? Un tentativo di liberarsi da colpe altrui? La paura di sbagliare è un sentimento molto diffuso sul luogo di lavoro, ma un team che sia all’altezza di tale nome deve essere composto da persone che si sentano al sicuro “portando la propria mente al lavoro”. Con questa affermazione intendiamo riferirci ad una situazione nella quale la persona si sente tranquilla e libera di esprimere le proprie idee, di tentare di renderle concrete anche a costo di fare qualche sbaglio perché consapevole che questo non diventerà una condanna, una croce da portarsi dietro o una lettera scarlatta cucita addosso, ma sarà occasione di confronto, un’opportunità di apprendimento per tutti e una chance per trovare soluzioni alternative, per far fiorire la creatività.
La rottura dell’equilibrio
Non solo l’errore, ma anche fattori di apparente disturbo come una rottura temporanea dell’armonia e dell’equilibrio del team, un disaccordo tra colleghi, una certa dose di (sana) pressione imposta dal management, possono essere ottime occasioni per far volare alta la creatività, per produrre soluzioni innovative e superare i propri limiti.
Uno studio effettuato su un centinaio di gruppi di lavoro e pubblicato sulla rivista Science Direct nel febbraio 20171 mostra come due differenti elementi di disarmonia, la divesity dei membri del team e l’incertezza dei compiti a ciascuno assegnati, siano positivamente correlati alle performance creative. Anche la disponibilità di risorse (economiche, strumentali, di tempo) inferiori al necessario si è rivelato essere un potente stimolo.
Questo ci insegna che una riduzione – costruttiva e in qualche modo controllata – dell’armonia all’interno del proprio team può essere un fattore positivo: un team unito, capace di comunicare e di trovare soluzioni costruttive ai conflitti e alle differenze, sarà anche in grado di trovare una via d’uscita creativa dalla pressione e dall’impasse momentaneo.
La storia ci insegna che anche i migliori, se indulgono troppo compiacendosi nel proprio status quo, possono cadere dalle stelle alle stalle: Blockbuster, Polaroid, Blackberry, Kodak sono solo alcuni esempi di aziende che, una volta cresciute, hanno perso la capacità di innovare.
Instillare una leggera vena di tensione e accogliere qualche conflitto per mettere alla prova l’armonia del team, può essere un incredibile banco di prova e un’ottima occasione per far emergere la creatività sopita e, di conseguenza l’innovazione.
Ma cosa può bloccare la creatività del proprio team?
L’ Adobe State of Create global benchmark study rivela che l’80% degli intervistati ritiene che sbloccare il potenziale creativo sia la chiave per la crescita economica, ma solo il 25% del totale ritiene di esprimere al meglio la propria creatività. Il 75% si sente sotto pressione per dover essere produttivo, nonostante le aspettative dei superiori riguardo la creatività.
L’innovazione, si sa, è generata dal potenziale umano e la capacità di un’azienda di essere all’avanguardia, di rivoluzionare le frontiere fino a quel momento conosciute è data dalla capacità dei suoi
lavoratori di esprimere al meglio la propria vena creativa, di pensare fuori dai soliti schemi: non a caso think different è lo slogan di una delle aziende più d’impatto attualmente sul mercato. Non le macchine quindi, non le procedure, non le possibilità economiche, è il potenziale umano che fa la differenza.
Ma cosa può bloccare il potenziale creativo del vostro team?
Regole e procedure troppo rigide, alle quali ci si sente in dovere di adeguarsi pedissequamente, un sistema che porta ad agire – e pensare – sempre dentro i confini tracciati può limitare il brainstorming, lo scambio di idee, può far sentire ai propri collaboratori che c’è poca flessibilità per andare oltre il modo in cui sono sempre state fatte le cose. Il leader di un team ha quindi l’importante compito di osservare i propri collaboratori e interrogarsi se, per caso, tra loro c’è qualcuno che si sta trattenendo dall’esprimere il proprio potenziale e, in caso di risposta affermativa, stimolare in lui e anche in tutto il gruppo, lo sviluppo del c.d. growth mindset; questo termine sta ad indicare come una persona pensa alle proprie capacità intellettive di apprendimento.
Le persone con un growth mindset sanno di poter migliorare attraverso l’impegno, sono in grado di accettare eventuali battute d’arresto o rallentamenti e coglierne l’aspetto educativo. Non stiamo parlando di perfezionisti, di know-it-all, ma di persone che, coscienti delle proprie capacità così come dei propri limiti, sanno di potersi costantemente migliorare e progredire, in contrapposizione alle persone fixed minded, ovvero quelle sono convinte di aver un certo livello di abilità e capacità oltre il quale è impossibile andare.
E’ un equilibrio complesso quello tra armonia e disarmonia all’interno di un team, equilibrio a volte precario e che necessità di continui stimoli e aggiustamenti, ma è proprio in queste oscillazioni che emergono le potenzialità del team e che possono portare alle grandi – e piccole – rivoluzioni.