Quanto influisce l’alimentazione sulla produttività?
- Posted by Matteo Milanesi
- On 26 Gennaio 2021
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“Siamo quel che mangiamo”, disse qualcuno, “le nostre abitudini modellano il nostro futuro” fece eco qualcun altro. Le abitudini alimentari influenzano le capacità produttive molto più di quanto si pensa. Ecco perché dovresti occuparti di cosa mangiano i tuoi dipendenti.
Il Rapporto dell’Ufficio Internazionale del Lavoro del 2005 ci conferma che una cattiva alimentazione incide sulla produttività, riducendola di almeno il 20%.
Ma in che modo un’alimentazione scorretta va ad incidere sulla produttività?
Per rispondere a questa domanda, facciamo prima un passo indietro: il nostro corpo trae nutrimento dai cibi che ingeriamo, nutrimento che viene troppo spesso confuso con il semplice senso di sazietà o la gola.
Il complesso sistema che è il nostro corpo necessita di diversi nutrienti per svolgere al meglio le sue funzioni, per mantenerci attivi e reattivi, per far lavorare correttamente i nostri organi. Come un’automobile nella quale viene messo il carburante sbagliato, così il nostro organismo non funziona al meglio se non gli forniamo il giusto tipo di alimentazione.
Considerando che passiamo, mediamente, almeno 36/40 ore alla settimana al lavoro è facile intuire come i “malfunzionamenti” del nostro organismo dovuti a una scorretta alimentazione ricadano inevitabilmente sulla qualità del nostro lavoro.
Il rischio alimentare può incidere sulla capacità funzionale e lavorativa della persona, ma spesso questo aspetto viene sottovalutato o non considerato affatto.
Una delle più frequenti e gravi conseguenze della scorretta alimentazione è la condizione di sovrappeso o obesità che ha ripercussioni negative anche sull’attività lavorativa andando ad influire sia sullo svolgimento del lavoro sia sulla probabilità di accadimento di infortuni.
Quali sono gli errori che più comunemente vengono commessi? Un eccessivo consumo calorico, una errata distribuzione dei nutrienti nell’arco della giornata, non praticare attività fisica al di fuori del lavoro. Quest’ultima, tra l’altro, può essere una diretta conseguenza di una scorretta alimentazione: non nutrirsi in maniera adeguata ci affatica, mancando all’organismo ciò di cui ha bisogno per performare al meglio delle sue capacità, facendo sembrare tutto più difficile, pensante e impegnativo da portare a termine.
Un’alimentazione errata è strettamente collegata ad assenteismo, malattia, morale basso, stress e ad un più alto tasso di incidenti sul lavoro.
Ma cosa fare allora?
Diffondere una corretta cultura alimentare all’interno dei luoghi di lavoro costituisce un ottimo punto di partenza per modificare le abitudini e gli stili di vita delle persone.
Le aziende possono porre in essere numerose iniziative per la diffusione di una buona cultura del cibo:
- Adottare un programma di benessere nutrizionale aziendale;
- Introdurre cibi più sani nei distributori e in mensa (ove presente);
- Formare e informare i dipendenti sull’importanza di una corretta alimentazione e su come alimentarsi in maniera sana;
- Mettere a punto, con l’ausilio del medico competente e di un nutrizionista, una dieta specifica per le diverse mansioni/persone;
- Prevedere incontri one-to-one con un esperto.
Investire in programmi di formazione e piani di welfare attenti all’alimentazione dei lavoratori è un investimento che vale perché ricade sul benessere psicofisico della forza lavoro, riducendo stress, assenteismo e costi degli infortuni e aumentando invece produttività, efficienza e qualità del lavoro.