Come trasformare le conoscenze in competenze attraverso le simulazioni
- Posted by Matteo Milanesi
- On 23 Gennaio 2021
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Learning by doing e thinking by doing: teoria, pratica e consapevolezza elementi fondamentali e complementari ai fini di una valida formazione. Il caso di un’azienda padovana.
Imparare facendo non basta. L’esperienza non è, e non può essere, fine a sé stessa: attraverso il fare siamo in grado di memorizzare un modus operandi, ma senza una reale consapevolezza, una logica di pensiero, tutto si riduce ad una mera esecuzione meccanica di procedure apprese in forza della ripetizione. Ma se l’obiettivo finale è una comprensione interiorizzata, una conoscenza che diventa competenza, è necessario fare un passo in più.
Teoria, pratica e consapevolezza (learning by doing e thinking by doing) permettono in questo modo di contestualizzare in situazioni reali, principi e nozioni apprese. Un esempio? Per i corsi di primo soccorso aziendali, la normativa di riferimento prevede l’obbligo di svolgere la prova pratica di rianimazione al termine del corso, prova che va ripetuta ad ogni successivo aggiornamento triennale.
Di per sé questo potrebbe essere già un esempio di apprendimento attraverso la pratica, ma quanto effettivamente può essere ricordato, dall’individuo medio, anche a distanza di pochi mesi dal corso stesso? Seguire pedissequamente e astrattamente delle procedure apprese poche ore prima, senza che abbiano almeno una parvenza di contatto con la realtà che viviamo nel quotidiano, richiederà un grande sforzo mnemonico nel caso in cui ci trovassimo ad avere bisogno di quelle nozioni al di fuori dell’aula.
E se invece la prova pratica si trasformasse in una simulazione di una situazione che verosimilmente può presentarsi nella realtà aziendale? Parliamo di tutti quegli episodi di minor gravità, ma che più frequentemente si verificano e che spesso non vengono considerati in questo tipo di corsi, come può essere una caduta accidentale dalle scale, dalla quale derivano contusioni e traumi minori, con conseguente telefonata ai soccorsi. Oppure uno svenimento, situazione nella quale tutti pensiamo di saper agire correttamente, credendo sufficiente ed efficacie alzare i piedi del malato e offrirgli dello zucchero, ma se fosse diabetico? Se la causa non fosse un calo degli zuccheri, ma fosse altra, sapremmo come comportarci?
Effettuare esercitazioni di situazioni di vita comune non solo consente un apprendimento più efficace – attraverso la pratica, come dicevamo – ma anche un apprendimento consapevole: attraverso l’utilizzo di situazioni reali, specifiche e “su misura” si è spinti al ragionamento, all’utilizzo del pensiero logico, che permette – come precedentemente detto – di acquisire si delle conoscenze, ma anche di farle entrare nel proprio bagaglio di competenze.
Un esempio di quanto affermato può essere tratto dalla cronaca recente: un giornale locale titola “Incendio durante il turno notturno: a fuoco un macchinario, attimi di grande paura in azienda” e subito sotto “…le fiamme hanno prodotto una lesione al tubo di gas sovrastante il macchinario, producendo un dardo di fuoco, ma il pronto intervento della squadra di sicurezza interna e dei pompieri ha scongiurato il peggio”.
L’articolo (che potete leggere qui) racconta che l’incendio, scoppiato poco dopo mezzanotte, è stato tenuto sotto controllo dalla squadra di emergenza interna fino all’arrivo dei Vigili del Fuoco che, con un intervento tempestivo, hanno provveduto a spegnere l’incendio e a chiudere la tubazione del gas. Nessun ferito e danni limitati alla zona del macchinario.
In un caso come quello appena citato, è evidente come l’intervento tempestivo della squadra di emergenza interna abbia scongiurato ulteriori e più gravose conseguenze. Questo ci porta automaticamente a pensare a cosa sarebbe potuto succedere se la squadra antincendio non avesse prontamente messo in atto le misure per contenere le fiamme: il fuoco avrebbe potuto espandersi nelle zone vicine prendendo altri macchinari, la lesione alla tubatura del gas avrebbe potuto espandersi provocandone la fuoriuscita, aggravando così la situazione di pericolo. In questo caso, il costo dei danni all’azienda sarebbe stato di gran lunga superiore a quanto, in effetti, è stato.
Questo è quello che una valida formazione dovrebbe trasmettere: conoscenze teoriche e pratiche, certamente, ma anche capacità di agire prontamente nella situazione concreta quasi fosse un’azione a noi abituale, perché questo vuol dire trasformare conoscenze in competenze. Fornire ai lavoratori una preparazione che non sia solo teorica, ma che li prepari concretamente ad affrontare una eventuale – ed anche modesta – situazione di emergenza e necessità è fondamentale perché è un investimento che l’azienda fa per la sua stessa crescita, investimento del quale spesso non si vedono immediatamente i frutti ma che può, sul lungo periodo, portare grandi benefici in termini di qualità del lavoro, di benessere aziendale e una riduzione dei costi legati a infortuni, assenze e danni derivanti da comportamenti negligenti o imprudenti.