Lo Stress ti ha inviato una richiesta di amicizia
- Posted by Matteo Milanesi
- On 26 Gennaio 2021
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Esiste una forma buona di stress che ci stimola a migliorare e a superare gli ostacoli. Questo, se dosato nella maniera giusta, può trasformarsi in un valido alleato dell’employee engagement.
Può esistere un livello ottimale di stress? Apparentemente, si.
Se consideriamo lo stress come la risposta adattiva del nostro organismo che si attiva in seguito alla rottura di un equilibrio, possiamo presto capire come questo possa essere, in piccole dosi, necessario e fondamentale per reagire agli stimoli esterni e progredire.
La definizione di stress risale al fisiologo austriaco Hans Selye che negli anni ’30 del secolo scorso lo identificò come “la risposta non specifica dell’organismo ad ogni richiesta ad esso effettuata” o, più semplicemente, lo stress è una risposta a stimoli continui che provengono dall’ambiente esterno che vanno a ledere l’equilibrio interno, inducendo una situazione di crisi qualora non si riescano a fronteggiare tali cambiamenti.
Selye identificò inoltre due tipologie di stress:
Distress o stress negativo, ovvero quella condizione di stress prolungata, in cui l’attivazione dell’organismo in conseguenza di uno stimolo stressogeno permane anche in assenza di eventi stressanti o sorge come risposta sproporzionata ad eventi di lieve entità (ad esempio un rapporto conflittuale con i colleghi o con il proprio capo, un infortunio);
Eustress o stress positivo, ovvero la risposta a stimoli costruttivi e interessanti che fanno sorgere nell’individuo il desiderio di trovare un nuovo equilibrio, di superare la sfida e raggiungere l’obiettivo (ad esempio nel caso in cui si riceva un nuovo incarico o una promozione).
Quando, davanti ad uno stimolo stressogeno, l’individuo riesce a farvi fronte mettendo in atto una strategia di adattamento, allora questo si trasforma da ostacolo a possibilità, diventando un fattore di crescita e miglioramento; quando, al contrario, questo processo non viene portato a termine con successo, la persona si trova in una situazione di iper-stimolazione che conduce ai classici sintomi dello stress che tutti conosciamo: stanchezza, mancanza di concentrazione, perdita di motivazione, tensioni muscolari, mal di testa frequenti, abbassamento delle difese immunitarie ecc.
I fattori stressogeni possono provenire da ogni ambito, ma qual è il luogo dove si passa la maggior parte del proprio tempo?
Stress Lavoro Correlato
Da quasi un decennio ormai la normativa ha introdotto l’obbligo per le aziende di effettuare la valutazione dello stress lavoro correlato: questo, definito nello specifico come la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste del contenuto, dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro, eccedono le capacità individuali per fronteggiare tali richieste, viene valutato tramite un questionario INAIL ed è inserito all’interno del documento di valutazione dei rischi.
Esatto, un eccessivo carico di stress è considerato un rischio per la salute dei propri lavoratori – e collateralmente anche per la salute dell’azienda.
Un ambiente di lavoro eccessivamente competitivo, poco stimolante, in cui la comunicazione è carente e i lavoratori si sentono poco motivati, alla lunga porta con sé conseguenze ampiamente spiacevoli: l’incremento dei fenomeni di assenteismo, una minore retention dei collaboratori più validi, un aumento di incidenti e infortuni, bassa produttività, mancanza di predisposizione all’innovazione e resistenza al cambiamento. In buona sostanza i lavoratori producono meno, si assentano più spesso, i costi di malattie e infortuni salgono, il turnover del personale è frequente, i talenti migliori non sono attratti dalla realtà azienda, non vi è innovazione, non c’è crescita, non c’è futuro.
Secondo alcuni studi condotti dalla Gallup Organization, i dipendenti che non si sentono coinvolti nella realtà aziendale in cui operano (c.d. disengaged employees) hanno un tasso di assenteismo più alto del 37% e commettono il 60% di errori in più. È facile comprendere come tutto ciò si trasformi in un enorme costo per l’azienda, non solo in termini puramente monetari di perdita di ricavi e costi per il personale, per esempio, ma soprattutto in termini di crescita potenziale, di perdita di mercato.
Numerosi studi hanno dimostrato che lavoratori in stato di disengagement sono meno produttivi, hanno maggiore probabilità di rivelarsi dipendenti infedeli, hanno un’influenza negativa sui colleghi, perdono più giorni di lavoro e allontanano la clientela.
Il capitale umano è la risorsa più preziosa di ogni organizzazione e pertanto occuparsi del benessere di dipendenti anche dal punto di vista del benessere interiore è un investimento per il futuro dell’azienda stessa.